Una Fiat 500 F e la storia di Corrado
Corrado ha registrato la sua Fiat 500 F sul nostro portale raccontando la sua storia e il suo grande amore per questa autovettura. Noi NON POSSIAMO non pubblicare i suoi ricordi perché crediamo che molti proprietari di cinquecento si immedesimeranno in questo racconto, che è un po’ la storia di tutti gli appassionati di questa piccola, splendida, autovettura.
Avevo 4 anni quando mio zio Santo, con cui vivevo sin dall’infanzia, acquistò la “mia” Fiat 500 F.
Decise di intestarla alla moglie, mia zia Clorinda, (che non aveva la patente e che mai la prese!)
Non potevo immaginare che sarebbe diventata uno scrigno di ricordi dei successivi 50 anni di vita!
I miei primi ricordi in 5oo, (avevo 4 o 5 anni) sono legati ai frequenti viaggi settimanali da Vaste, paesino in provincia di Lecce, a Frigole, contrada di campagna ad 8 Km da Lecce, dove nei fine settimana ci riunivamo tutti insieme presso i miei genitori.
Sono ricordi intrisi di felicità e poesia.
Quel tragitto di circa 50 km, che oggi con una moderna auto ed una viabilità adeguata percorro senza attraversare paesi in circa 20 minuti, allora era (o così lo ricordo) un viaggio avventuroso a bordo della “mia” Fiat 500 F che richiedeva oltre un’ora e un quarto e l’attraversamento di numerosi paesini.
Quei viaggi erano una festa: mi accomodavo impaziente sul sedile posteriore della mia 500 entusiasta e trascorrevo il tempo del viaggio di andata pregustando la gioia dello stare insieme e cercando con l’aiuto paziente ed amorevole di mio zio di “imparare” la strada provando ad anticipare la sequenza dei paesi che avremmo attraversato o ricordando punti cardinali:
“…allora … Vaste, Poggiardo, Sanarica, Muro Leccese, Maglie ,… “ fin qui ci arrivavo sempre, ma poi avevo bisogno dell’aiutino dello zio “… Zollino…” “ … ah si! Zollino, Galugnano…mmm …la salita delle Mengule… Cavallino poi Lecce e finalmente Frigole!!”
Il ritorno avveniva sempre nel tardo pomeriggio, all’imbrunire; la stanchezza non di rado prendeva il sopravvento e con la nenia di sottofondo costituita dalle conversazioni di mia zia e mio zio mi appisolavo su sedile posteriore coperto da un plaid.
Nel ’77 lo zio decise di acquistare la 127 più comoda per i continui viaggi, ma tenne la 500 come auto di tutti i giorni; i viaggi a Lecce divennero più comodi, rapidi (anche la viabilità migliorava) e soprattutto animati da musica – la 127 era equipaggiata da autoradio e stereo 8!
Questo rendeva ai miei occhi di adolescente la Fiat 500 F un “ferrovecchio” (ah quanto l’età modifica i punti di vista!)
Gli anni successivi furono anni di attenzione per le auto, in attesa dei 18 anni e della patente. Figurarsi se la Cinquecento poteva costituire qualche attrattiva!
Ai 18 patente e cambiammo la 127 con una Ritmo, più consona al dinamismo e all’esuberanza dell’età (e degli ormoni).
La Mia Fiat 500 fu in quegli anni giusto la macchina dello zio ed uno strumento di backup per le necessità, ma sempre fedele compagna al momento del bisogno.
Tuttavia anche quegli anni la Mia non mancò di farsi apprezzare come auto per la campagna o per la caccia (ricordo certi carichi su portapacchi di reti di plastica per la raccolta delle olive o certi guadi di strade di campagna andando a caccia degne dei migliori fuori strada!).
Rischiai un vero tradimento negli anni ‘90 con un’altra temibile compagna, la R4, che acquistai usata in sostituzione della Ritmo irreparabilmente incidentata; presa per tenerla solo l’anno del militare, me ne innamorai sorprendentemente e non fui capace di liberarmene per oltre 10 anni, quando, neopatentato mio nipote, gliela regalai.
La vita mi condusse lontano, io abbandonai i luoghi dell’infanzia e vennero gli anni delle altre… delle tante auto d’azienda, di lavoro, da noleggio ecc.
Ma ogni volta che ritornavo nei luoghi natali, il piacere di rimettermi alla guida della “mia” 500 cresceva.
Nel 2003 mio zio ci lasciò e la “sua” 500 divenne per me il più forte legame alla sua memoria per i mille ricordi che mi evocava. Con cura la recuperai a un utilizzo normale e, come mio zio, decisi di intestala a mia moglie.
Dopo qualche anno di utilizzo saltuario le cose della vita mi portarono a trascurarla e lasciarla abbandonata nel suo garage per quasi 10 anni. Ma come il primo amore non si scorda mai così il pensiero di recuperarla mai mi abbandonò.
Così alle soglie dei suoi 50 anni ne ripresi le sorti portandola a nuova vita e dal giorno di Natale del 2018 l’anziana signora è ritornata ardita e scoppiettante a ripercorrere strade e viottoli che aveva veduto 50 anni prima.
Bentornata vecchia Signora!
La 3° generazione: mia figlia Arianna alla guida della mia 5oo nel porticciolo di Frigole
Alla guida della “mia”
Curiosità:
in 52 anni la mia 5oo non è mai stata guidata dal suo reale proprietario.
All’acquisto mio zio la intestò a sua moglie che però non prese mai la patente e mai la guidò;
Alla scomparsa di mio zio, mia zia mi chiese di prenderla e io, come mio zio, decisi intestarla a mia moglie, patentata, ma che intimorita dal “cimelio” non ha mai voluto guidarla.
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